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lunedì 3 agosto 2009

Fattori di stabilizzazione rotulei

UNa spiegazione su come la rotula viene stabilizzata all'interno della troclea femorale e quali possono essere le cause di dolori o fastidi
FATTORI DI STABILIZZAZIONE

Due ordini di fattori controllano la stabilità rotulea ed i meccanismi coinvolti nello spostamento della rotula: le forze di stabilizzazione statica e dinamica.
Le forze di stabilizzazione dinamica sono quelle d’origine neuro-muscolare e la tensione o il tiraggio che esse esercitano sulla rotula cambiano a seconda dello stimolo nervoso nonché del grado d’apertura dell’articolazione del ginocchio.
Le forze dinamiche che influenzano la stabilità del complesso femoro-rotuleo sono rappresentate dal sistema del quadricipite: questi quattro muscoli agiscono in concerto sia per estendere il ginocchio sia per aiutare attivamente al mantenimento della rotula nel solco femorale.
Questi due muscoli (VM e VL) rappresentano forze dinamiche controbilancianti che aiutano a mantenere normale l’escursione della rotula e qualsiasi sbilanciamento di uno di essi avrà una grande influenza su tutta la meccanica femoro-rotulea che porterà certamente ad un disordine di spostamento dinamico.
Oltre a queste strutture, un altro muscolo che influenza attivamente la stabilità rotulea è il tensore della fascia lata (TFL): una sua rigidità determina, infatti, una deviazione laterale della rotula che si apprezza principalmente negli ultimi gradi d’estensione.
Sono diverse le strutture legamentose e ossee che forniscono le forze di stabilizzazione statica che controllano lo spostamento femoro-rotuleo e non essendo sotto l’influenza del controllo volontario muscolare, queste strutture esercitano sempre una forza sulla rotula.
La geometria ossea, in altre parole la forma della rotula e del solco femorale, rappresenta la più forte e forse la più importante delle forze statiche.
Altri meccanismi di stabilizzazione statica della rotula sono rappresentati dai legamenti femoro-rotulei mediali e laterali.
Di particolare importanza è il retinacolo laterale.
Un’altra componente che partecipa alla stabilizzazione statica è la posizione relativa dell’inserzione del tendine rotuleo sul tubercolo tibiale rispetto al solco femorale.
Le lesioni e il dolore alle strutture del ginocchio sono molto comuni nella popolazione per il fatto che la rotula è interposta nel meccanismo degli estensori ed è sottoposta a grandi forze durante l’attività.
Le strutture che possono essere associate con il dolore e l’instabilità femoro-rotulea comprendono:
1) il retto femorale, il VI, il VL, il VML, il VMO
2) il tendine rotuleo
3) la rotula e i suoi rapporti con il solco femorale
4) i legamenti femoro-rotuleo e menisco-rotuleo
5) i cuscinetti adiposi nelle regioni infrarotulee e soprarotulee
6) le borse delle regioni sovrarotulee e pararotulee
7) la membrana sinoviale e la capsula nella porzione antero-mediale ed antero-laterale dell’articolazione.
Il dolore localizzato all’articolazione femoro-rotulea è di frequente riscontro clinico e richiede la valutazione di vari fattori: l’allineamento anatomico, il sistema di stabilizzazione statica e dinamica ed il livello d’attività per determinare il carico meccanico applicato attraverso l’articolazione.
Il malallineamento dell’articolazione femoro-rotulea può sfociare in uno spostamento laterale rotuleo, il quale può essere associato a sublussazione, lussazione o ad entrambe.
Questo spostamento è definito come forza vettoriale in valgo laterale, la quale si manifesta durante l’estensione e se di natura estrinseca può condurre a sublussazione o lussazione, che possono consistere in episodi minimi giornalieri o in fatti traumatici associati con rotture ed emartri acuti.
Varie anomalie strutturali alle estremità inferiori possono influenzare lo spostamento rotuleo nel solco trocleare del femore.
Queste anomalie possono essere suddivise in fattori estrinseci, comprendenti le anomalie biomeccaniche della pelvi e del piede, e fattori intrinseci legati alle strutture statiche e dinamiche della rotula.
Comuni fattori estrinseci includono: a)patologie femorali rotazionali, d’origine congenita, posturale o traumatica; b)eccessiva mobilità della caviglia o del piede, con l’alterazione delle forze rotazionali sul ginocchio; c)torsione tibiale su deformità in varo; d)discrepanze nella lunghezza della gamba che alterano il modello dell’andatura.
I fattori intrinseci comuni includono: a)l’iperlassità del sistema di stabilizzazione statica della capsula mediale e del legamento femoro-rotuleo mediale contro l’eccessiva tensione della capsula laterale o del tratto ileo-tibiale; b)displasia o atrofia secondaria del muscolo VMO dovuto a lesini o non utilizzo; c)sviluppo immaturo delle superfici articolari (displasia trocleare); d)mallineamento rotuleo inclusa, la posizione del solco femorale, la posizione dell’angolo Q ed il ginocchio recurvato; e)malformazioni rotulee; f)rotula alta o bassa

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